Fino a poco tempo fa si trovavano centinaia di articoli in internet come quello in calce tratto da Terra Nuova ed inoltre svariati libri sull’argomento “assunzione del calcio”. Tutti che consigliano di evitare il consumo di latticini, perchè anzichè aiutarci ad assumere il calcio ivi contenuto, al contrario lo impediscono.
Peccato che a fianco di tutta questa attività di informazione, molti medici continuano a consigliare l’assunzione di calcio proprio attraverso l’alimentazione di latte e latticini.
Da una parte purtroppo la stragrande maggioranza dei medici non ha competenze in fatto di alimentazione (infatti molti medici si sono laureati senza studiare alcuna materia e sostenere alcun esame in merito), dall’altra certi luoghi comuni e certi schemi tipici della nostra mente associativa, sono difficili da smuovere.
Ora però che è stato pubblicato anche in Italia il best seller mondiale The China Study, del Prof. Campbell della Cornell University, tutto dovrebbe finalmente essere chiaro: si tratta di uno studio di 30 anni su 100.000 persone che analizza gli effetti dei latticini sulla nostra salute. Difficile poterlo contestare.
In poche parole le caseine sono delle proteine che portano le informazioni del cancro al nostro DNA.
Il latte per antonomasia è l’alimento che madre natura ci ha dato per “crescere”. Il latte aiuta a crescere certo, … ma se quello che trova nell’organismo è il seme del cancro, fa crescere pure quello!
Purtroppo l’ambiente in cui siamo costretti a vivere non è armonico ed è spesso molto inquinato. Questo ambiente è il terreno in cui vengono seminati i semi del cancro ed il latte li fa crescere. I nostri nonni e progenitori consumavano scodelle di caffelatte fino ad età avanzata… ma allora nei loro organismi non c’era tutto l’inquinamento che c’è oggi, non c’erano i “semi del cancro”!
OSTEOPOROSI: EVITARE I LATTICINI
Più che latte e formaggi, l’osteoporosi si contrasta praticando attività fisica in maniera regolare e una dieta a base di verdure e cereali integrali.
Secondo un recente studio epidemiologico svolto in Italia, a soffrire di osteoporosi è il 23% delle donne di oltre 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni. Si tratta dunque di una vera e propria malattia sociale, della quale la medicina allopatica finora non è riuscita a individuare con precisione le cause. Si tratta, com’è noto, di una riduzione della massa e della densità dell’osso, che in qualche caso può essere dovuta a una predisposizione ereditaria e che spesso si manifesta in forme secondarie dovute a farmaci corticosteroidi (cortisone ecc.), ipertiroidismo, diabete e insufficienza gonadica.
Calcio e ormoni
Per molto tempo, si è creduto che l’osteoporosi fosse legata alla carenza di calcio e all’incapacità delle ossa di fissarlo, di conseguenza la terapia era basata sulla supplementazione di questo minerale, un’alimentazione ricca di latticini e l’assunzione di calcitonina, ormone che stimola la fissazione del calcio sulle ossa. Più recentemente, alla luce di nuove ricerche e dei discutibili risultati registrati con la somministrazione di calcitonina si è cominciato a considerare come origine dell’osteoporosi un’insufficienza estrogenica, per cui oggi alla quasi totalità delle donne in menopausa viene consigliata una terapia a base di estrogeni, perlopiù sotto forma di cerotti. Ma anche rispetto alle cure ormonali è necessario fare delle considerazioni: l’osteoporosi è molto poco diffusa tra le donne asiatiche in età di menopausa; i medicinali per la menopausa tendono semplicemente a frenare e rimandare la comparsa dei segni e dei sintomi della menopausa; infine le donne che soffrono maggiormente di osteoporosi presentavano i «fattori a rischio» già da giovani.
Una questione di pH
Inoltre è interessante osservare che quasi sempre negli individui che soffrono di osteoporosi, i livelli di calcio nel sangue (calcemia) sono normali. Più che a una carenza di calcio nel sangue dunque, l’osteoporosi sembrerebbe dipendere da una sua scarsa disponibilità. Questo perché la fisiologia dell’organismo funziona in base a precise priorità; una di queste è quella di assicurare costantemente un tenore adeguato del calcio contenuto nel sangue, indispensabile per l’attività muscolare (cuore compreso), la coagulazione del sangue ed altre funzioni vitali. Quindi il calcio presente in questa forma non è utilizzato dall’organismo per rifornire la matrice ossea, ecco perché il consumo di latte vaccino e dei suoi derivati non risolve il problema, ma anzi in alcuni casi può peggiorarlo, anche perché un’altra fondamentale priorità del nostro organismo è il mantenimento del pH del sangue a livelli leggermente alcalini, l’intervallo ideale è tra 7.39 e 7.41; in condizioni particolari si può arrivare a valori fino a 7.1 e 7.8. Con valori inferiori a 7.1 (eccesso di acidità) o superiori a 7.8 (eccesso di alcalinità) compaiono sintomi seri. Per questa ragione esistono una serie di meccanismi di compensazione che hanno la funzione di mantenere il pH a livelli adeguati.
In genere, un’alimentazione particolarmente ricca di cibi raffinati e con elevato contenuto proteico (come cereali raffinati, carni, latte, latticini e formaggi) tende ad acidificare il pH del sangue, fenomeno che l’organismo cerca di neutralizzare in vario modo: in primo luogo assumendo sodio, il cui serbatoio naturale è il muscolo; in seconda istanza viene consumato il fosforo; quindi, se l’acidosi persiste ancora, viene mobilizzato il calcio, prelevandolo dall’osso. Infine, come ultima risorsa del sofisticato sistema tampone dell’organismo, viene liberato dai reni l’ammonio che da una parte riduce l’acidità del sangue, d’altra va a competere con l’ormone della crescita (GH), molto importante per contrastare
l’invecchiamento.
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No alle carni
Allo stesso modo, numerosi altri sali minerali vitali vengono utilizzati dall’organismo per tamponare gli «errori alimentari» e se la cosa persiste si può arrivare ad un’alterazione dei cicli metabolici, fenomeno che apre le porte non solo all’osteoporosi, ma alle più diverse malattie. Dunque occorre ridurre il consumo di proteine; nei casi gravi si può sospenderne l’assunzione per sei mesi, poi reintrodurle gradualmente. Le più dannose sono le proteine d’origine animale, in particolare la carne che contiene un’altissima quantità di fosforo che compete con il calcio, ostacolando l’assorbimento di quest’ultimo da parte delle ossa. Analogamente vanno evitate le solanacee, in particolare il pomodoro per la sua acidità e la patata perché per la sua assimilazione richiede sali minerali che vengono sottratti dall’apparato scheletrico.
Un fenomeno analogo si registra per aceto di vino, caffè, alcol e zucchero raffinato, la cui digestione richiede calcio estratto ancora una volta dalle ossa. Per evitare i rischi collegati con l’eccessiva acidificazione è dunque preferibile seguire un’alimentazione ricca di cereali integrali, verdure e semi oleosi (in particolare quelli di sesamo). A differenza di latte e formaggi che acidificano il pH del sangue, tali alimenti presentano calcio in una forma meglio utilizzabile dall’organismo. Questo vale sia per gli adulti che per i soggetti in fase di crescita, gli anziani e le donne in menopausa. In definitiva, si tratta di sostituire cibi troppo yin (prodotti animali) con alimenti vegetali tra i più yang come semi oleosi, radici, cereali integrali, germogli di alfa alfa, umeboshi. Tra le bevande è da preferire il tè bancha, per l’elevato contenuto in calcio. Tra le vitamine è importante l’apporto di vitamina C in forma naturale; il limone è alcalinizzante e aiuta a fissare il calcio; tra i cereali il miglio è il più alcalino e ricco di silicio, oligoelemento fondamentale per fissare il calcio nelle ossa.
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Sì alle alghe
Di particolare interesse sono le alghe, per l’elevato contenuto in sali minerali e il rapporto equilibrato calcio-fosforo. Un altro alimento molto indicato per contrastare l’osteoporosi è la soia, il cui elevato contenuto di fitoestrogeni può ulteriormente stimolare il tessuto osseo. Tali consigli sono avvalorati da numerosi studi, che evidenziano una più elevata frequenza dell’osteoporosi tra le popolazioni che consumano ampie quantità di latticini, rispetto a quelle che ne fannoun uso molto modesto.
Oltre ad una alimentazione corretta ed equilibrata, per arginare l’osteoporosi risulta molto importante svolgere regolarmente un’attività fisica, perché questa stimola la fissazione del calcio nelle ossa. È stato dimostrato che già dopo nove mesi di pratica regolare di ginnastica, donne in menopausa hanno beneficiato di un aumento di densità ossea delle vertebre lombari pari al 5,2%. Nel caso specifico, la ginnastica consisteva in esercizi che prevedevano il «trasporto del proprio peso», della durata di 50-60 minuti praticati per tre volte alla settimana.
Le attività fisiche più indicate sono camminare, jogging, ginnastica dolce, aerobica, ballo; meno efficaci il nuoto e tutti le attività che si praticano da seduti o da sdraiati. Questo perché la forza di gravità è un importante stimolo per l’osso, basta pensare agli astronauti che soffrono di osteoporosi al ritorno dai lunghi viaggi in assenza di gravità.
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Un commento su “Osteoporosi: evitare i latticini”
Confermo tutto quello che c’è scritto nell’articolo sull’osteoporosi. Io ho una densità ossea superiore a quella per la mia età. Ho già superato infatti i 50 anni, anche se di solito non lo dico, perché in genere me ne danno molti di meno e non bevo latte, ne mangio latticini, se non in qualche sporadica occasione, da circa 14 anni, per intolleranza al lattosio. Ho un’alimentazione tendenzialmente vegetariana anche se non rigorosa, ma non mangio la carne rossa, anche qui con rarissime eccezione, forse per qualche affettato genuino, dall’età di 18 anni. Avevo iniziato già allora col vegetarismo anche se poi l’ho abbandonato, ma l’abitudine di non mangiar carne rossa è rimasta. Nel tempo avevo continuato a mangiare carni bianche, ma da circa 10 anni, cambiando alimentazione ho ridotto moltissimo anche quelle, quasi eliminato diciamo. La mia alimentazione non è rigidissima, ma i miei ristoranti di riferimento sono il macrobiotico e il vegetariano dove oltretutto trovo biologico garantito perché di produzione propria. L’attività fisica la faccio sin da bambina, ma anche lì non sono costante, ho fatto molti sport, ma molti ne ho abbandonati e ho alternato l’attività a periodi anche lunghi di pigrizia. Ora non lo faccio più, cerco di essere regolare nel movimento, ma l’ho detto perché si capisca che i vantaggi nell’osteoporosi non sono stati ottenuti solo dall’attività fisica.
In più sono anche un medico ,la mia attività principale è ancora la guardia medica, ma va bene così. So bene che spesso molti medici, sono disattenti e disinformati per quanto riguarda l’alimentazione e anche l’osteoporosi ,per questo ho pensato di portarvi la mia breve testimonianza ,se può servire .Volevo ricordarvi anche che non è vero che i nostri nonni e bisnonni bevevano sempre latte, tantomeno caffè. Il latte si beveva solo quando la vacca aveva il vitellino. Non esistevano allevamenti intensivi, dove si riesce a produrre latte 24 ore su 24 e per questo le mucche, sfruttate e stressate, soffrono di gravi mastiti, spesso molto gravi. Il latte si beveva quando c’era ed era buono veramente buono e il caffè non esisteva quasi, perché è un bene di importazione che prima della guerra non era così facilmente reperibile, se non per pochi privilegiati Si beveva l’orzo, principalmente, soprattutto nelle famiglie meno abbienti, che erano poi la grande maggioranza. Ho apprezzato molto quello che sono riuscita a leggere nel vostro sito di informazione e le vostre iniziative.